ROBERTO ORIOLESI, "LA TORRE DI BABELE” (TRA IL MITO E L'ARCHEOLOGIA)

ROBERTO ORIOLESI

"LA TORRE DI BABELE”

(TRA IL MITO E L'ARCHEOLOGIA)

 

QUANDO

17 febbraio

DOVE

Viterbo, Sala Ce.Di.Do.Piazza San Lorenzo

ORE

17.00

Ingresso libero

 

 

Roberto Oriolesi, Archeologo Orientalista, venerdì 17 febbraio presso la Sala Ce.Di.Do. di Viterbo (ore 17.00) sarà ospite dell’Archeotuscia con un tema davvero affascinante:  "La Torre di Babele” (tra il mito e l'archeologia).

 

Per molti anni si è parlato dell'esistenza o meno della torre di Babele; ne hanno parlato le fonti antiche come l’Antico Testamento e Erodoto.

 

A partire dall'inizio dell'900 alcuni archeologi Orientalisti tedeschi, e poi anche italiani, condussero i primi scavi archeologici nella piana dell’antica Mesopotamia portando alla luce straordinari scoperte, che continuarono poi soprattutto negli anni che vanno dal 1974 fino al 1989.

Ritrovamenti archeologici che portarono all’individuazione di quelli che sono considerati i resti della famosa ”Torre di Babele” nell’antica città di Babilonia.

 

Nel libro della Genesi ci viene raccontato che gli uomini parlava tutti la stessa lingua e, riunitisi, decisero di costruire una torre così alta da arrivare fino al cielo: gli uomini volevano arrivare al cielo per farsi un gran nome e non essere dispersi su tutta la terra come Yahve, invece, gli aveva comandato (Genesi 1:28).

Ma Yahve, capite le loro intenzioni, creò scompiglio in queste genti facendo in modo che le persone parlassero lingue diverse e non si capissero più; è in questo modo che impedì che la costruzione della torre venisse portata a termine.

 

In questo episodio identificato da tutta la letteratura come “storia della Torre di Babele” compare per la prima volta nella Bibbia il nome di Babilonia e della torre di Babele, un nome che nella nostra mente ormai porta radicata l’equazione: Babele = confusione, caos, un luogo dove non regna l’ordine, ma anzi c’è la disorganizzazione più totale, il caos appunto.

 

Il racconto della “Torre di Babele” si colloca in un tempo mitico, in un periodo cioè al di fuori di quello storico  e proprio tale fatto eleva Babilonia al rango di città primordiale.

 

Una concezione questa espressa dalla Bibbia e che trova piena conferma anche nel poema babilonese Enuma elish, il poema per eccellenza della creazione: secondo questo poema il dio Marduk, dopo aver creato il cosmo e l’umanità, decide di costruire come prima città del mondo proprio Babilonia, la sede della sua maestà.

 

Quindi nella Bibbia il nome di Babel è interpretato come “confusione”, “caos” ma, in realtà, Babele significa l’esatto opposto: in accadico bab-ili significa ”Porta del dio”, nel senso di “quartiere, abitazione della divinità”.

 

 

Babel, quindi, è tutto l’opposto di “confusione”, perché vuol dire “quiete” soprattutto dello spirito per la presenza della divinità, “luogo santo”, “luogo di gioia”, gioia ovviamente dello spirito, la vera pace interiore.

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